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Carolina Rovere
Traduzione Francesca Carmignani
La preziosa
Angelina Jolie ha preso, in questi giorni una decisione radicale che ha portato
ad un intervento chirurgico di fondamentale importanza per una donna: la
rimozione delle sue mammelle, come prevenzione del cancro. Sergio Zabalza fa un percorso interessante e analizza questo
fatto ponendosi la seguente domanda: è la prevenzione o la privazione [1]?
È chiaro che questo intervento è stato eseguito
negli Stati Uniti che non sono un paese qualsiasi, ma, anche uno dei migliori
esempi riguardanti i progressi della medicina. Purtroppo quello che spesso non
viene preso in considerazione, è ciò che è più importante al momento di
prendere una simile decisione: la condizione soggettiva. Questi paesi sono
governati solo dai calcoli delle probabilità statistiche in relazione alla
salute. 80 e rotte per cento di probabilità di avere il cancro è una ragione
sufficiente per decidere.
E le ragioni soggettive chi le ascolta?
Chi ascolta questa bella donna a cui viene in
mente di farsi una così grande amputazione? Siamo tentati di credere che grazie
ai progressi della chirurgia plastica, per scopi cosmetici non si noterà perché
sicuramente saranno rimpiazzati dalle migliori protesi. Niente di tutto questo
è rilevante quando si considerano le conseguenze dell'impatto di quest’atto
sulla soggettività. Ciò che è importante, nel campo della soggettività femminile,
sono le implicazioni che ha il togliersi organi essenziali nell’architettura di
una donna, nella sua dimensione sessuale, sensuale e materna. Conseguenze che
hanno un impatto anche sulla coppia che sceglie, se
lo chiediamo ad Andrés Calamaro che di fronte alla donna dei suoi desideri
invece si aggiudica il posto di "comandante della tua parte davanti". Ad Angelina qualcuno ha domandato che posto aveva il suo uomo in questa decisione?
Non crediamo che questa estirpazione sia è
l'unica risposta saggia quando si parla di prevenzione, noi suggeriamo è che
questo sia il peggior modo per rimuovere un enigma, qualcosa che può o non può
accadere, e che richiederebbe un attento e rigoroso controllo. Da questo punto
di vista, con l'ablazione, ciò che viene estratto attraverso questi preziosi organi è un problema difficile.
Proviamo ad aggiungere un contributo supplementare
alla discussione: Angelina è stata posta di fronte a un enigma, un
vuoto, qualcosa che non aveva risposte: avere il cancro o no. Perché non vi è
alcuna prova precisa che questo si realizzi. Dato che il vuoto e l’enigma sono
specificamente del femminile, Una donna si distingue come donna, come donna è
impreziosita, quando evidenzia un saperci fare con questo vuoto che la abita,
con l'enigmatico e il senza limite che la caratterizza. Ciò richiede buon modo
tollerare l'assenza di simbolizzazione che questo saper fare comporta: la
mancanza di un riferimento chiaro, una risposta univoca, la precisione in
alcune circostanze.
In Caras
del goce femenino (Volti del godimento
femminile) [2] propongo che l'incontro con il godimento illimitato o femminile
avvenga già da quando la donna è una bambina. Ma, non sempre si sa cosa fare
con questo. Proprio come il saper fare da bella, Una bella donna, il non sapere
la mortifica portando a degli estremi pazzeschi. Quindi esistono più risposte
difensive: da quelle che implicano l’abbandonarsi all’illimitato e arrendersi
follemente agli eccessi, a quelle che implicano anche l’eccessivo rifiuto,
assoluto rispetto a ciò che viene presentato come enigmatico. Il risultato in
questi casi è la mortificazione a cui si espongono, in modi diversi, molte
donne che la fama è riuscita a elevare. Nessuna ricetta, non esiste una
risposta unica, il segreto è forse ascoltare meglio il proprio corpo, sentirlo,
con-sentirgli e inventare laddove abita
il niente stesso, il proprio stile di essere Una donna.
[1] Sergio Zabalza, " La muy
discutible decisión de Angelina " in
http://www.clarin.com/tema/angelina_jolie.html
[2] Carolina Rovere, Caras del goce femenino, Buenos Aires, Letra Viva, prima edizione,
2011.